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"Dagli adolescenti si edificano le generazioni" asserisce Dostoevskij, cogliendo così, con lo sguardo dello scrittore geniale, la radicale importanza della fase di transizione tra infanzia e maturità nello sviluppo e nel futuro della civiltà umana. Gli stessi percorsi psicoanalitici, a qualunque età siano avviati, impongono al soggetto il gravoso compito di rifare i conti con le vicende più o meno lontane dell'epoca adolescente, di ritornare sulle ferite, sui sintomi, sugli inciampi e sulle problematicità delle scelte fatte allora. Il disagio soggettivo può essere trattato come un difetto da sanare, un deficit, un fastidio da eliminare, ma può pure rappresentare una preziosa occasione trasformativa, una feconda opportunità di riconciliazione fra l'individuo e il suo desiderio più profondo e nascosto. E questa la tesi clinica da cui è permeato il testo che, muovendo dall'indagine del legame fra giovinezza e civiltà contemporanea, attraversa la questione del corpo e il rapporto fra adolescenza, come espressione psichica e culturale, e pubertà suo indispensabile detonatore biologico.